ANGOLO DEL PARROCO

C’era una volta… No, questa Storia non può iniziare così. Saprebbe di favola, di storiella della buona notte. Ma questo non è certo il tempo di dormire, anzi, è piuttosto il tempo di “svegliarci dal sonno”, ci direbbe l’Apostolo Paolo se fossimo la prima Comunità di Roma. E poi “c’era una volta” sa tanto, troppo, di passato, anzi, sa solo di passato, di ciò che è stato e che non torna più, con quel retrogusto di malinconia insoddisfatta difficile da togliersi dalla bocca. No, non va bene, perché questa Storia, quella che stiamo cominciando, non si ferma al passato, no anzi, guarda molto, molto più avanti e non solo nel futuro ma addirittura ancora più avanti: guarda all’Eternità.

         Sì perché questa Storia che cominciamo è una Storia di Chiesa e in qualunque Storia di Chiesa il capitolo finale, quello poco prima dei titoli di coda, si svolge solo nell’Eternità. Fino ad allora, le vicende e gli intrecci, i protagonisti e gli antagonisti, gli scenari ed i paesaggi sono perennemente in movimento, in evoluzione.

         In questa evoluzione non c’è modo né di separare né di distinguere il presente dal passato o il passato dal futuro o il futuro dal presente. Insomma: in qualunque ordine vogliate mettere queste tre parole –presente, passato e futuro- in ogni Storia di Chiesa che si rispetti, dove c’è presente c’è sempre passato e futuro. Al massimo cambiano i nomi: il presente diventa Fede, il passato Memoria ed il futuro Speranza.

         Una Storia di Chiesa senza passato è solo una favola. Se non c’è Memoria, se non c’è Tradizione, allora tutto quello che racconterà questa Storia sarà la fantasia di un momento o l’arrogante inganno di un’emozione passeggera: sarà stupenda ma solo per alcuni; sarà potente ma senza lasciare un segno; sarà importante ma solo in funzione di qualcuno e di qualcosa. Una favola, dunque, non una Storia, utile giusto per addormentarsi tranquilli.

         E che dire di una Storia di Chiesa senza futuro? Sarebbe una lusinga compiacente come un complimento cieco fatto ad una brutta donna per farla felice per un istante dandole una menzogna dentro cui cullarsi. Non una Storia e nemmeno una favola: solo un inganno!

         Una Storia di Chiesa senza futuro pensa solo a chi c’è e non a chi ci sarà. E’ un bambino egoista che vuole tutto per sé e rompe quello che non vuole che nessun altro abbia. Senza futuro non c’è Storia e non c’è Chiesa.

         Servirebbe, piuttosto, la capacità di tenerli insieme questi benedetti presente, passato e futuro perché la Storia di Chiesa si realizzi compiutamente. Servirebbe, quasi, l’arte esperta di un profumiere, di uno che sa dosare alla perfezione diverse essenze per creare un profumo di soave odore. Senza una mano così si crea un paciugo di essenze, un dozzinale deodorante o una volgare colonia da quattro soldi e di tanto, tanto cattivo gusto.

         Ed in una Storia di Chiesa, un Dosatore Sapiente, c’è. Umile, quasi nascosto, silenzioso e delicato. Noi lo chiamiamo Spirito Santo, lo Spirito che è Dio, lo Spirito che è tutt’Uno col Padre e col Figlio da quali sempre soffia.

         Ha mille strumenti, lo Spirito, per misurare, dosare, infondere, far decantare, esaltare e miscelare ogni essenza tipica di una Storia di Chiesa e le essenze del presente, del passato e del futuro. Ha la Sapienza, ha la Carità, ha l’Amore, ha la Pazienza e la Verità come strumenti dosatori, ed ancora la Comunione, la Grazia, la Pace, la Forza, il Fuoco, il Vento e l’Acqua. Li tiene tutti nella sua “borsa del profumo”, piena di essenze e di unguenti, soprattutto olii raffinati, conservati in scatole di alluminio con le etichette scritte a mano, sì, ma con stile e ghirigori di altri tempi: c’è quella dei Sacramenti, quella della Parola, quella della Preghiera, quella della Compassione, quella della Condivisione, quella della Gioia, del Silenzio, quella dei Poveri e dei Martiri e tante altre, curate e lucide. Insomma: tutto quello che gli serve per creare una Storia armoniosa. Solo nelle sue mani anche le essenze del Presente, Passato e Futuro, in questa come in ogni Storia di Chiesa, diventano un armonioso profumo di soave odore che sale incessantemente a Dio.

         Se si lascia fare a Lui, in ogni Storia di Chiesa, l’essenza del passato non va a coprire tutta la Storia fino a far sparire la delicatezza soave del profumo del presente.   Se si lascia fare Lui, in ogni Storia di Chiesa il Passato diventa Memoria Sapiente e non giogo e non catena e non spada di Damocle. Senza di Lui il passato diventa schema, diventa tana, diventa pretesa, diventa misura, diventa giudizio, diventa condanna, diventa paralisi.

         Se si lascia fare Lui, in ogni Storia di Chiesa, l’essenza del futuro non ruba aria al presente; senza di Lui invece il futuro diventa fretta, diventa necessità cieca, diventa obbligo, diventa tradimento, diventa illusione, diventa fatalità, diventa fatuo sforzo.

         La Storia di Chiesa che cominciamo adesso è tutta nuova ma allo stesso tempo è la Storia di Sempre, l’unica Grande Storia che merita di essere raccontata, quella dell’Amore di Dio per la sua gente, quella di una Comunione infinita, quella di Dodici uomini semplici che diventano Dodici modi con cui Dio salva tutto il Mondo rendendoli tralci di una vite ricchissima che è Gesù.

         La Storia della Chiesa, esattamente come questa che cominciamo, è la Storia di Dio, è la Storia di Cristo, è la Storia del Vangelo messo in pratica.

         Togli il Vangelo, cade la Chiesa; togli Gesù, cade la Chiesa; togli il Padre ed il suo progetto e della Chiesa non c’è più traccia e non c’è più storia. Quello che resta è un raccontino di poche righe di un club di illusi, di un’associazione di gente buona che ruota attorno a idee buone ma non eterne, di gente di buona volontà che diventa protagonista e storia allo stesso tempo ma con una trama già scritta e banale. Tutto molto bello, la maggior parte delle volte, tutto molto… tante cose ma non una Storia di Chiesa fatta di Redenzione e Povertà, di Gioia, di Forza, di Pace e di Speranza mescolati a volte con imperfezione, a volte con caratteri tutti da rivedere, a volte con svarioni banali ma sempre, sempre con una sacco di buona volontà ed uno Spirito Santo che fa da garante, che fa veri e propri miracoli. Quotidianamente.

         Eccoci allora a vivere una Grande Storia, nuova e sempre antica, bella e fragile insieme, potente perché è la Storia di Dio, dolce perché è la Storia di Dio, esaltante perché è la Storia di Dio e fragile, imperfetta e commovente perché, allo stesso tempo, è la storia di ciascuno di noi.

         Dovendo raccontarla questa storia, per comodità, mettiamo insieme anche tre frasi: una da evitare, una da eleggere a motto, una da usare come legge.

         Quella da evitare? “Si è sempre fatto così”, Quella da eleggere a motto? “Provare per Credere e Credere per provare”. Quella da usare come legge? “Tutto posso in Colui che mi da forza”.

         A proposito della prima fase, del celeberrimo “si è sempre fatto così”, permettiamoci una breve nota di approfondimento. Serve farlo.

         Precisiamolo subito: non c’è affatto alcun male nel ripetere qualcosa per lungo tempo. Esistono, anzi, abitudini così sane da diventare virtù e virtù così solide da creare una Tradizione plasmante.

         La questione non è mai il semplice “si è sempre fatto così” ma ciò che genera quando questo diventa legge, morale e senso delle cose senza che nessuno ricordi più il perchélo si sta facendo.  Si finisce solo coll’essere prigionieri del concetto autistico del “bisogna farlo”. Che non abbia più senso non importa a nessuno. La sterile abitudine dà sempre una certa sicurezza ed una patina di “buonismo” e, purtroppo, questo spesso basta a molti.

         Nella Storia di Chiesa noi viviamo davvero di Tradizione. La chiamiamo “Tradizione Viva” perché in ogni atto di questa, in ogni Parola di questa è evidente il Senso, la Forza e la Grazia che ne emerge. Nella Tradizione Viva non è più evidente solo il perché lo facciamo ma, ancor di più, il per Chi lo facciamo. C’è Tradizione Viva quando l’accesso universale a Cristo, Fonte di Vita, resta garantito e Sensato. Ecco perché la Tradizione diventa una strada sicura quando porta in sé un senso evidente di Comunione e di Verità mentre diventa un dirupo scosceso quando è piena solo di sé stessa.

         Molta storia ci ha insegnato il pericolo di una tradizione vissuta solo con il semplice ripetersi di parole, di gesti, di credenze e di abitudini che hanno portato più spesso all’imbruttimento delle persone e non all’avere un volto raggiante come quello di chi contempla Dio, come dice il Salmo 33.

         Socrate, il famoso filosofo, fu messo agli arresti perché mise in dubbio un Sapere dato una volta per tutte e mai verificato. Si tolse la vita. Povero. Sbagliò la scelta finale ma gli altri quella iniziale.

         Galileo fu processato perché nessuno volle non solo guardare dentro un telescopio ma nemmeno dentro il cuore della Scrittura che, per inciso, non è il Sussidiario di Scienze ma la Parola franca di Dio detta all’Uomo secondo quanto può comprendere e secondo quanto gli è necessario non per Sapere ogni cosa quanto piuttosto per ricevere tutta la Vita, fatta di Paradiso ed Eternità. Tribunali, Giudizi… e pregiudizi. Buone motivazioni ma poco Senso profondo della Scrittura, di Dio e della Verità.

         Gli Israeliti finirono col vivere e trattare la Legge di Dio come un idolo, svuotandola di senso: la mettevano in pratica per quello che pareva loro, secondo i loro modi, senza capirla o meditarne il Senso fino poi a smarrirlo e sostituirlo con altro. Non trovò forse così la sua condanna il Figlio di Dio?

         Tutto questo per dire che c’è nascosto un grande male dentro il “si è sempre fatto così” preso alla lettera e ripetuto come un mantra: quello dell’abitudine sterile e senza vita che ha smarrito il Senso delle cose e, infine, di Dio stesso. Che guaio!

         Memoria sì, Tradizione Viva sì, non-Senso e sterile abitudine no. Non siamo stati liberati dalla Schiavitù per vivere ancora come schiavi, direbbe l’Apostolo.

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